Sabato 16 Aprile 2011 – In bicicletta lungo gli argini della Livenza.
E rieccomi in sella alla mia mtb dopo solo 1 settimana dalla visita alle sorgenti del Meschio.
A volte passano mesi tra una pedalata e la successiva, altre invece mi ritrovo a farlo con una scioltezza sorprendente, una sorta di congiunzione astrale tra voglia di pedalare e tempo libero disponibile.
Pedalare mi rilassa, mi porta a girare in preda alla curiosità e mi consente di conoscere in dettaglio il territorio in cui mi muovo.
Ne è un esempio perfetto questo giro in mtb, che mi vede partire con l’intento di scoprire di più sul percorso finale del fiume Meschio, ma ben presto mi spinge altrove, lungo il Livenza, o meglio lungo la Livenza, come qui viene chiamata.
L’inizio della padalata sta all’incirca in zona Sacile, sul confine tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Prima tappa esplorativa: le campagne di intorno a Vistorta, tra vecchie ville e nuove case a schiera.
Da Vistorta, tanto per scaldare le gambe, continuo su strada asfaltata fino a Schiavoi, fra i campi, con il Meschio più o meno visibile sulla mia sinistra.
A Schiavoi mi fermo un attimo a riflettere. Ho percorso questi pochi chilometri così in fretta che oramai sto già in prossimità del fiume Livenza, dove il Meschio va a terminare la sua corsa.
Troppo breve! Mi rendo conto che questa uscita non andava pedalata su asfalto ma probabilmente tutta su sterrato o argine.
Preso atto della prematura fine della pedalata, decido di lasciar stare il Meschio e dedicarmi invece alla Livenza, che qui scorre rapida tra campi e piccolli paesi, segnando spesso il confine tra Veneto e Friuli.
Da Schiavoi mi dirigo quindi a sud, verso Francenigo, dove la Livenza costeggia a tratti la strada principale. Qui si procede su strada parzialmente trafficata ed a tratti su una buona ciclabile, purtroppo parallela alla strada.
Dopo Francenigo, dedicandomi anche a conoscere un po di più i paesini della zona, mi dirigo verso Calderano e di seguito arrivo ad Albina.
Ad Albina inizio ad avvicinare un po di più la Livenza, oramai le gambe sono calde e posso passare tranquillamente dall’asfalto allo sterrato.
Imbocco un piccolo argine segnalato come sentiero bianco-azzurro (credo sia il segnavia 701) e ben presto mi trovo su una sterrata che potrebbe esser “Strada Cal Lunga”, se non leggo male su Google maps.
Ne percorro un tratto per 5 minuti e ne approfitto per far una breve sosta al tempietto di San Giuseppe.
Mi guardo intorno e realizzo che la Livenza è lontana, pertanto decido di tornare sui miei passi.
Poseguo su asfalto per qualche centinaio di metri, lascio sulla destra Via Val de Gorg (che però credo meriti una rapida pedalata) e m’infilo invece in via Argine, che dal nome sembra promettere molto bene.
Via Argine diventa subito sterrata e muovendosi parallela all’argine mi porta ben presto molto vicino a dove scorre rapida la Livenza.
Mi avvicino all’acqua, ne osservo la forza e rifletto su come dev’esser tutt’altro che semplice navigarci con le piccole imbarcazioni che vedo legate alle rive.
Terminato lo sterrato di via Argine, continuo a pedalare lungo i campi coltivati, seguendo per quanto possibile il tracciato sinuoso della Livenza.
Tra campi, orti, prati e piccoli boschi, dedico quasi un’ora all’esplorazione delle rive della Livenza.
Intanto mi muovo verso sud, un po su sterrato ed un po sulla sommità dell’argine, fino ad una zona dedicata a parco naturale.
Qui incrocio la sterrata Via Val de Gorg che scavalca l’argine e si porta su via Rio Cigana.
Un ultimo sguardo alle acque della Livenza, e poi via lungo la fila di pioppi che accompagna via Rio Cigana fino a via San Pio.
Da qui la strada asfaltata è vicina e in pochi minuti, puntando il campanile, arrivo in centro al piccolo paese di Campomolino, dove mi fermo per una birretta.
Riparto da Campomolino continuando verso nord e dopo poche centinaia di metri mi imbatto nel segnavia 701 che recita “Percorso del bosco Zacchi”, una ciclabile chiusa alle auto che si inoltra fra campi e siepi.
Non chiedo niente di meglio!
Peccato che dopo 5 minuti di pedalata la ciclabile s’interrompe davanti ad un cantiere stradale … che fare? Alla meglio riesco a passare oltre, percorrendo una parte della strada in costruzione, ma credo che ben presto, a strada terminata, il percorso resterà interrotto … chissà!
Ultime pedalate fino al centro di Gaiarine, e poi da qui inizio a rientrare verso casa.
Passato Calderano, ed avvicinandomi a Francenigo, mi lascio incuriosire da alcune strette vie secondarie, percorrendole nella speranza che mi portino verso casa evitandomi il traffico della strada principale.
Molto bella via Livenza, che si apre verso la zona in cui scorre l’omonimo corso d’acqua, poco prima del centro di Francenigo.
In particolare il breve tratto in cui via Livenza costeggia il fiume Livenza, rende assolutamente imperdibile la breve deviazione dalla strada principale: un piccolo boschetto, stretto tra la via di asfalto ed il possente corso d’acqua, ben curato ed ombroso, appare come una piccola improvvisa oasi di pace.
Restandovi seduto all’interno, per 10 minuti, in silenzio, ho potuto godere della breve apparizione di uno scoiattolo che tranquillamente è passato di albero in albero, esattamente sopra la mia testa.
Dopo Francenigo mi concedo ancora qualche tratto di campagna.
Tra un campo ed una sorta di argine (si tratta in realtà di una condotta semisepolta dell’Enel) percorro qualche chilometro su terreno massacrante.
Domani il mio fondoschiena ne pagherà dolorosamente il conto, ma che ci posso fare?
A me le strade trafficate stanno proprio antipatiche!
Il Paletto: Un viaggio intorno al mondo che comincia, e si perpetua, come viaggio intorno a sé stessi.