19 Agosto 2007 – Giro in mtb a Santa Croce al Lago, Poiatte, Sbarai, Bastia, Paludi, Paiane, Soccher.
Rieccomi di nuovo a zonzo nei pressi del Lago di Santa Croce.
Come mi ero ripromesso, oggi cerco di allargare il giro del lago di Santa Croce, aggiungendo un altro po’ di stradine interessanti.
Giornata calda e soleggiata. Si prospetta una pedalata di quelle che danno buone soddisfazioni.
Decido di dare una piega esplorativa all’uscita e parto percio’ in solitaria, armato di mtb, cartina topografica e tanta voglia di scoprire qualcosa di nuovo.
Come la volta precedente mi porto verso la pizzeria ristorante La Baita, subito a sud del Lago di Santa Croce.
Scelgo oggi un parcheggio appena accanto alla Baita, su un breve tratto di strada morta.
Un alberello un po piu grande degli altri crea una piccola zona d’ombra decisamente invitante. E’ il mio posto!
Piazzo la Polo ed inizio ad assemblare la bici.
Scelgo la cartina topografica piu’ dettagliata e che meglio copre la parte a nord del lago. E’ infatti verso nord che intendo spingermi.
Sono pronto. Partenza verso la sponda est del lago, verso l’Alpago.
Passo le gallerie e finalmente arrivo in vista della prima spiaggia, in localita’ Poiatte.
Scendo verso la riva appena trovo un accesso. Scansiono per bene la zona ed appena individuato il sentierino che segue la sponda del lago, mi ci proietto rapido, muovendomi verso nord.
Questa parte, non esplorata in precedenza, e’ ricca di piccole aree verdi date in concessione ai pochi bar della zona.
Qualche turista si dedica alla tintarella, o passeggia lungo il sentiero. Io passo cercando di non creare troppo disturbo con la mtb.
Sono poche centinaia di metri dense di gitanti. Subito dopo avvisto il monumento con la campana, che da inizio alla parte di sentiero gia’ percorsa la volta precedente.
In effetti forse val la pena cominciare dalla campana, come fatto in precedenza, evitando di creare disturbo inutile in questo breve e frequentato tratto turistico.
Procedo sul sentiero lungo il lago e raggiungo la seconda spiaggia, la maggiore, riconfermando l’ottima impressione gia’ avuta in precedenza: questo e’ il tratto di lago piu’ bello per passeggiare o fare un breve passaggio in bici.
Attenzione pero’, se scegliamo la mtb, ai pedoni che passeggiano lungo il tracciato! Lo spazio e’ poco e le mtb rischiano di dare noia a chi vuole solo godersi un po’ di relax ed un buon panorama sul lago.
Oltre la seconda spiaggia, salgo nuovamente sul ponte sospeso sul torrente Tesa e scendo poi rapido verso l’area piu’ umida chiamata Sbarai.
Divoro in un attimo il sentiero assolutamentre diritto che l’attraversa gli Sbarai in una soluzione unica.
Eccomi alla fine sulla sterrata che conduce dal lago all’abitato di Bastia.
Qui occhi aperti, s’inizia ad esplorare la parte a nord del lago di Santa Croce, la parte ancora “ignota”.
Cartina alla mano, lascio la strada che corre parallela alla diga per una laterale sulla destra, che perpendicolare al lago mi guida rapidamentre lontano da quet’ultimo, dritto dritto verso nord, verso il paese di Paludi.
La strada e’ asfaltata e viaggia parallela al canale di Soccher, che inguainato nel cemento si occupa di rifornire artificialmente il lago di Santa Croce.
Mi fermo di tanto in tanto per capire sulla mappa quanto rapidamente mi sto spostando e se ci sono altre aree interesanti da esplorare.
Alla fine mi tengo lungo il canale di Soccher fino ad arrivare a Paludi.
Qui consulto la carta, do’ uno sguardo in giro e poi riprendo, deciso a mantenermi quanto piu’ possibile parallelo e vicino al corso d’acqua.
Lascio l’asfalto per una buona sterrata che segue fedelmente il canale.
Tutto intorno la vegetazione fa capolino ed a volte si complica in boschetti e macchie fitte.
Altre sterrate si aprono alla vista ma fedele alla mia decisione resto sempre il piu’ possibile accanto al canale di Soccher.
Continuo e arrivo su di un tratto dove la sterrata e’ affiancata a destra dal Canale di Soccher ed a sinistra dalla ferrovia.
Mi fermo un attimo, un eventuale treno mi passerebbe a pochi centimetri. Mi sporgo e aguzzo la vista, verso sud e verso nord. Niente all’orizzonte! Peccato, sara’ un’emozione da tenere per la prossima volta.
Torno in sella e procedo.
Guadagno nuovamente la strada asfaltata, che mi conduce rapida alle porte di Paiane.
Mi fermo. Un occhio sulla carta ed uno sulla strada. Mi scosto un po dal ponte e prendo una nuova stradina che costeggia il serpente di cemento (il canale).
Sono sempre piu’ determinato a vedere la fine del canale!
Impovvisamente, il canael di Soccher pare animarsi, le sponde in cemento si fanno piu’ alte rispetto alla strada, arricchendosi di arcate di sostegno dalla geometria ripetuta… Viene vagamente alla mente un acquedotto romano.
L’opera incute un certo timore, specie ora che le arcate raggiungono un’altezza ragguardevole.
Continuo. Mi sento sempre piu isolato, fuori dal mondo, in compagnia di questi grandi supporti ad arco.
Il canale e tutta la sua struttura ad arco s’infilano d’improvviso nella roccia.
Una parete ricoperta di un fitto intrico di radici e rami ingoia il canale di Soccher, per risputarlo 100 o 200 metri dopo.
Affascinante l’intreccio legnoso sulla parete ed affascinante come il canale passi attraverso questo spuntone di roccia su cui sorge l’abitato di Soccher.
Appena il canale rivedela luce, incrocio anche l’ultima stradina che inerpicandosi fino ad un piccolo ponte mi potrebbe permettere di raggiungere la sponda est, la sponda di Soccher.
La riconosco ma non la prendo, continuo parallelo al canale.
La carta topografica segna ora un’unica strada bianca, su cui sto correndo, nessuna possibilita’ di cambiare direzione, e soprattuto riporta la fine della strada di la’ a quache centinaio di metri.
Siamo quindi al capolinea, a patto che nel frattempo non sia stata aperta una nuova strada.
Ma cosi’ non e’. Un edificio dell’ENEL segna la fine della corsa. Oltre non mi fido a spingermi, un cartello dichiara la zona seguente “area addestramento cani”.
Mtb e cani sono raramente compatibili.
Una breve sosta e poi ritorno sui miei passi, verso l’ultimo ponticello visto, cosi da raggiungere la spnda opposta e portarmi direttamente a Soccher.
Il paesino e’ deserto ma accogiente. Mi fermo a prender acqua ad una vecchia fontana e di seguito un caffe’ al bar Da Camillo.
E’ ora di ripartire.
Scendo rapidamente verso Paiane dove passo il canale di Soccher e mi spingo ad ovest, “sottopassando” autostrada e ferrovia.
Ancora un breve giro d’ispezione lungo la ferrovia, ma la strada (dichiaratamente chiusa) diviene presto sterrata ed infine erbosa… Meglio gettare la spugna.
Ritorno sui miei passi e punto sulla statale che scende da Ponte nelle Alpi.
Mi concedo un’ultima digressione presso un ponte a tre archi. Salgo passando sotto al terso arco, attraverso una zona di cava su strada bianca e discendo nuovamente sbucando da sotto il primo arco. Nell’arco centrale scorre un torrente.
Zona interessante, mi riprometto una successiva spedizione esplorativa in futuro.
Continuo sulla statale fino al Lago di Santa Croce, lato opposto tanto per completare il giro anche oggi.
Ultimissima digressione fino alla stazione FFSS di Santa Croce ed all’area dove un tempo sorgeva un campeggio (non ne vedo piu’ traccia).
Ok, per oggi puo’ bastare. Torno alla macchina e verifico: 32 km, praticamente il doppio dei 16 percorsi la volta precedente per fare il giro del solo lago.
Bene, obiettivo raggiunto!
Ora mi resta solo da rintracciare la birra fresca piu’ vicina, ma lo faro’ in macchina, vale lo stesso!
CURIOSITA’
Il canale di Soccher
Il canale che alimenta artificialmente il lago di Santa Croce, e’ proprieta’ dell’ENEL.
La parte da me percorsa “controcorrente” termina dove il canale entra nella montagna (o esce, se si osserva il flusso dell’acqua).
Ma da dove viene tutta quest’acqua?
Ad osservare le carte topografiche (ed a patto che io si riuscito ad interpretarle correttamente) l’acqua del canale di Soccher pare scendere direttamente dal lago di Val Gallina (ENEL), sfiorando la centrale di Soverzene.
L’intero percorso risulta, sulla carta, interno alla montagna.
Un po come dire che il punto piu’ a nord del mio giro, dove ho girato la mtb per iniziare il rientro, e’ anche il punto in cui l’acqua esce alla luce dopo una lunga corsa in “apnea”, iniziata proprio al Lago di Val Gallina.
Zona addestramento cani?
Ho menzionato prima il cartello minatorio “zona addestramento cani” posto presso la centrale ENEL nella parte piu’ alta del percorso, dove il canale esce dalla montagna.
Ebbene, cercando notizie su internet ho scoperto che proprio nella famigerata “zona addestramento cani”, ci sono interessanti pareti per chi ama arrampicare, oltre che una suggestiva passerella realizzata dall’ENEL.
Trovate maggiori dettagli ed ottime foto su PLANETMOUNTAIN.COM