26 Aprile 2008 – Escursione da San Boldo verso il Bivacco ai Loff.
Finalmente un sabato di sole che ci trova liberi da impegni e doveri.
Ci ritroviamo in quattro, per una tipica gita in stile Paletto, un’escursione fuori casa, in uno di quei posti generalmente sottovalutati, e pertanto frequentati solo da affezionati e locali.
La passeggiata di oggi ci porta in quel di Bivacco ai Loff, tipica meta primaverile (o autunnale) per chi vive nel trevigiano e pratica le prealpi.
A differenza del solito, scegliamo la via comoda, scegliamo di partire da passo San Boldo nella zona dove sorgono le mitiche osterie del San Boldo, appena dopo le famose gallerie della guerra (se non le avete mai fatte in macchina, andateci subito!).
Nessuno dei 4 ha mai provato questo sentiero, piu breve dei 3 che salgono da Cison di Valmarino, ma di certo non molto lontano come ambientazione.
Nello scoprire che si tratta di una “prima volta” per tutti e 4, mi viene automatico riflettere su come i sentieri di Cison di valmarino cannibalizzino questo percorso, solo perché più breve ed abbordabile.
Come stabilito, parcheggiamo a Passo San Boldo e c’incamminiamo sulla stradina d’asfalto, che affianca il Ristorante Laris (ottimi i primi!).
La si percorre per un primo quarto d’ora salendo rapidamente, sempre su asfalto, e godendo di panorami sempre più ampi rispetto a quelli di Passo San Boldo.
Si procede fino ad una grande casa al limite della zona boschiva, probabilmente si trata di Malga del Campo.
Qui eventualmente, per chi proprio si sente meno portato, esiste la possibilità di parcheggiare l’auto e risparmiarsi così il primo quarto d’ora a piedi.
Una breve sterrata ci porta ad est attraverso l’ultimo prato, fino alla grande casa (Malga del Campo), sul cui retro un bivio ci chiede subito se vogliamo salire verso passo Scaletta o direttamente verso Bivacco Ai Loff.
Decidiamo per il primo sentiero, e raggiungiamo ben presto passo Scaletta, da dove proseguiamo sulla destra, su un sentiero molto più stretto e verticale. Questo è indubbiamente il pezzetto che preferisco: una sorta di costone punteggiato di alberi e grandi massi, con uno stretto sentiero incastonato tra tronchi e roccia.
Giornata soleggiata, con un discreto numero di escursionisti sul sentiero.
Breve pausa presso la bandiera tricolore che svetta alla fine della parte più ripida.
Da qui si procede su sentierino più o meno in quota, fino a giungere al mitico Bivacco ai Loff.
Si chiacchiera, si ride e si percorre sufficientemente in leggerezza questa ultima parte del sentiero, dove la vista spazia finalemente libera, fin giù a Cison di Valmarino e ben oltre.
Ma lo spettacolo che più mi affascina sono le cime alle spalle del Bivacco ai Loff: mi stupisco sempre di come una montagna così ardita si trovi a così pochi passi dalla vallata dei laghi di Revine.
Pausa pranzo al bivacco con formaggio, mortadella, vino rosso e pane casereccio.
Quasi un’ora di sole e relax. Solo un pò di vento insistente, a rendere tutto leggermente meno piacevole.
Fino a qua sono circa 400 metri di dislivello che possono essere affrontati da chiunque, in un’ora e mezza, con tranquillità ed in sicurezza.
Ai Loff si è parlato di tanto ma soprattutto, si è ammirato il panorama verso sud, verso le colline di Zuel di Quà, Zuel di Là, Rolle, quelle conformazioni particolari, frutto dello scorrere di un antico giacciaio.
Ci siamo poi spinti con l’occhio ancora oltre, dove l’orizzonte va a confondersi con il mare lasciando intravvedere gli specchi d’acqua della laguna di Venezia.
Vorrei essere uno dei pali della staccionata che delimita il piccolo cortile del bivacco. Sentire e risentire sempre le stesse osservazioni, di escursionista in escursionista, le stesse ipotesi su nomi di paesi e possibili lagune all’orizzonte.
Abbiamo fatto anche noi la nostra parte! E’ giunto adesso il momento di rientrare.
Ripercorriamo l’ultimo tratto e scendiamo poi per il sentiero più tranquillo (non quello che porta a passo Scaletta), fino a confluire nuovamente al bivio presso Malga del campo.
In un’oretta siamo giù a Passo San Boldo.
Buona gita, alla fine l’ho snobbata inutilmente per un sacco di anni.
Il fatto è che quando si programma un’uscita, si tende a dimenticare all’aspetto sociale e goliardico della camminata, soffermandosi quasi unicamente sul calcolo di tempi e dislivelli per ricavare il massimo profitto e raggiungere mete sempre nuove.
Oggi ho imparato per l’ennesima volta che anche il più snobbato (nella mia testa!) dei sentieri può regalare molto, perché dipende sempre da come si affrontano i passi che ti porteranno alla meta.
PS: tappa in piazza a Tovena per un salto all’osteria… Naturalmente!