Mercoledì 17 Settembre 2008 – Di nuovo in ferrata Sass Brusai sul Monte Grappa.
Promessa, preparata, desiderata e negata da giugno a metà settembre!
Mai ho dovuto rimandare così tante volte un appuntamento.
A causa delle condizioni meteorologiche o per colpa di altri impegni personali, ci sono voluti dei mesi per arrivare alle pendici del Monte Grappa.
Ma stamattina siamo qua, in località San Liberale, dove la strada asfaltata finisce ed iniziano i sentieri.
E stamattina percorreremo quei sentieri finché anche loro finiranno ed avrà finalmente inizio la ferrata dei Sass Brusai.
Lasciamo l’auto presso l’ampio parcheggio alla fine della strada asfaltata e prepariamo le poche cose da portar via, incluso un kway, vista la nuvolaglia che si aggira sulle nostre teste.
Non sono previsti temporali, quindi saliamo tranquilli, ma non è detto che al rientro non prendiamo due goccie di pioggia, quindi è bene partire preparati.
Le temperature sono scese di 10 gradi alcuni giorni fa, e se la giornata continua senza sole come sembra, rischiamo di dover indossare un bel po di roba per non sentire freddo.
Il primo chilometro, scarso, di sentiero è arricchito di anfratti risistemati, risalenti al periodo della guerra. Alcuni cartelli installati di recente indicano a cosa erano adibite le varie grotte, e sentierini freschi di restauro consentono di avvicinarsi e curiosare.
Ma noi abbiamo altro che ci spinge, abbiamo una missione che attende ormai da mesi, e come al solito non siamo in anticipo sulla tabella di marcia!
Terminato il primo tratto in cemento la strada si fa sterrata ma sempre ampia e dolce da salire. Ottimi e chiari cartelli segnalano, quando serve, la giusta direzione da tenere.
Finalmente raggiungiamo il tornante dove anche la sterrata và abbandonata. In corrispondenza di un grande cartello che mette in guardia da scariche di sassi e presenza di vipere, dalla sterrata si diparte un sentiero vero e proprio, che inizia a salire con un po più di decisione.
Saliamo, consapevoli che ne avremo un bel po’ da salire, e che quindi ci conviene andar con calma e serenità, anche per non arrivare all’attacco della ferrata pressoché distrutti (non sarebbe la prima volta!).
A circa 1 ora e 40 minuti di distanza dal parcheggio, anche il sentiero termina!
Siamo alla base della prima paretina da scalare! Siamo all’inizio della ferrata Sass Brusai!
Ok, per me è già la terza volta, ma per il mio compare di viaggio questa è la prima assoluta! … avevamo addirittura pattuito che la Sass Brusai era parte del regalo per il suo compleanno … in giugno!
Bene, è giunto il momento. Ci prepariamo e mi appresto ad iniziare i primi metri.
Mentre salgo raccomando all’amico di mantenersi a distanza, questo primo tratto mi provoca solitamente un blocco e non vorrei nell’agitazione finire con un piede su una sua mano o spalla.
Lo tengo a distanza ma gli raccomando di seguire i passaggi che eseguo con i piedi.
C’è un momento a tre quarti di questa paretina, in cui lo zaino pare pasare il doppio, quasi a cercare di tirarci verso il vuoto. E’ più o meno in quel momento che sulla nostra sinistra un paio di gradini ampi ma nascosti alla vista, diventano fondamentali.
Si porta lo zaino verso sinistra e si sale quasi all’indietro di due piccoli passi… subito la prospettiva cambia, il corpo torna verticale e lo zaiono non pesa più!
Mi ha fregato per due volte, ma alla terza finalmente l’ho giocata bene e non mi sono stressato troppo. L’amico si trova più o meno nella stessa condizione ma le 4 informazioni che gli passo regalano presto un’espressione rilassata anche al suo viso.
Passato il primo tratto, che definirei tranquillamente “selettivo”, la ferrata si fa più tranquilla e ci lascia recuperare un po’ di forze.
Paretine più o meno impegnative, alternate a brevi tratti di sentiero, ci fanno salire gradualmente.
Tutt’intorno la nebbia ci avvolge e ci priva dei riferimenti più comuni: le cime, il fondovalle, le pareti circostanti. A tratti pare di essere in una sorta di palestra immersa nel nulla.
Anche quando la visibilità aumenta, pare che in effetti qualcuno si sia divertito a creare un percorso così vario e divertente da sembrare quasi artificiale.
Saliamo ancora e lentamente ci lasciamo alle spalle la prima parte della ferrata.
Più prendiamo confidenza con la roccia e più ci divertiamo a provare ad usare il meno possibile la corda fissa per salire.
Ci teniamo SEMPRE ben assicurati, sia ben chiaro, ma invece di accompagnare continuamente con la mano il moschettone lungo la corda, lasciamo per lunghi tratti che le mani stiamo entrambe sulla roccia.
E’ un modo totalmente diverso di procedere, più lento e misurato, un modo che molti non considerano adatto per seguire tracciati attrezzati con corda fissa.
Chiacchierando e apprezzando ogni metro di progressione, finalmente raggiungiamo il mitico ponte.
Sono trascorse circa 2 ore e 30 da quando abbiamo iniziato la ferrata … ma come già detto, siamo saliti con calma, gustando ogni metro della ferrata.
Breve deviazione per fotografare il ponte da sotto. Accidenti! Non è più tibetano! Le storiche tre corde sono state sostituite da un ponte di tavole! Non lo sapevo! Spero il mio amico non resti troppo deluso da questo dettaglio!
Saliamo lo sperone dove è ancorato il ponte e noto che le assicurazioni sono decisamente migliori di un tempo.
E’ il momento di attraversare il ponte. Chi non se la sente può interrompere qui la ferrata e prendere il sentiero delle Meatte, il sentiero che passa sotto al ponte.
Vado per primo, tanto per testarne la stabilità. Il ponte di tavole è decisamente più rilassante del precedente a tre corde.
Direi che è pure più stabile, sebbene anche il precedente ponte tibetano fosse in realtà molto più stabile di quanto uno si potesse aspettare.
Due chiacchiere mentre attraverso, un paio di foto, tutto fa brodo quando si cerca di sdrammatizzare il momento… in fondo siamo sempre sospesi a diversi metri da terra su di un ponte di corde e tavole.
Nonostante il mio tentativo di stemperare la tensione, noto un certo nervosismo nel mio amico e ne deduco che molto probabilmente il precedente ponte non sarebbe stato particolarmente di suo gradimento…
Dopo il ponte si sale ancora, ma per poco, le difficoltà sono pressoche’ terminate… tranne che per 2 simpatici ostacoli.
Il primo dei due ostacoli rimasti è una fenditura che divide un piccolo campanile dal resto del percorso. Qui ho visto qualcuno saltare tenendosi assicurato alla corda, ma mi è parso poco convincente ed un po rischiso. Credo che il metodo più “normale” sia quello di calarsi lateralmente, faccia alla roccia, mani sulla corda fissa, e passare in spaccata da una parete all’altra.
L’amico prende 5 minuti di riposo e poi prova a passare. Siamo un po’ stanchi e questo passaggio non è esattamente dei più rilassanti. Fate con calma, richiede poco sforzo fisico ma una buona dose di calma.
Fatto anche questo passaggio… siamo praticamente arrivati! Ci resta solo l’osso finale: la parete di chiusura.
La paretina di chiusura è piuttosto verticale, ma non è obbligatoria. Volendo la si può aggirare sulla sinistra e terminare il percorso su sentiero.
La prima volta ho fatto il sentiero, la seconda volta ho provato la parete, oggi, con le nuove corde fisse, sono particolarmente tentato di rifare la parete.
Ci rifletto per qualche secondo, sono un po stanco … ma salire mi tenta troppo e anche questa volta mi lascio andare!
Salgo. Ma salgo male e imbrogliando, sia usando la corda fissa per progredire sia… sfruttando come gradino artificiale il piolo di sostegno della corda!
Lo so, lo so, non si fa, ma la stanchezza ad un certo punto ti frega, e se oramai si è a metà salita, è meglio imbrogliare piuttosto che farsi male!
L’amico si ferma ai piedi della parete e si dedica al “libro di veta”. La parete finale non esiste nemmeno ai suoi occhi.
Ci concediamo un po di riposo e quattro passi in cima. Qui il profilo dell’altura è coronato di trincee di guerra, recentemente recuperate e sistemate.
Scendiamo verso il sentiero delle Meatte e da qui prendiamo il tracciato che ci condurrà dritto dritto a San Liberale.
Complici la nebbia ed il silenzio di questa giornata senza altri escursionisti, improvvisamente alcuni camosci fanno la loro comparsa.
Splendidi. Attraversano il sentiero per passare da un prato scosceso ad un altro. Così vicini e così tranquilli.
Procediamo a malincuore, non capita tutti i giorni di osservarli così da vicino.
Finalmente, poco prima di immergerci nella parte boschiva, la nebbia si alza a sufficienza per lasciare al sole lo spazio di illuminare la pianura sotto di noi.
Per la prima volta oggi riusciamo a vedere oltre il monte Grappa, oltre le pendici su cui ci siamo arrampicati.
La strada del rientro è lunga, percorsa con calma chiede quasi 2 ore di tempo prezioso, se la si sottovaluta si rischia di rientrare con il buio.
Ma siamo stati sufficientemente bravi sta volta, e raggiungiamo il parcheggio senza bisogno di utilizzare la mia nuova pila ricaricabile … quasi quasi mi spiace, l’ho appena presa da Decathlon e mi sarei divertito non poco a provarla (è una di quelle a manovella, che non ha mai bisogno di cambiare le batterie o di essere ricaricata attaccandola alla presa della corrente).
Ci siamo! Ecco laggiù il parcheggio!
Ed ecco il bar ristorante aperto! Birra! Birra! Birra!
Anche per oggi ci siamo divertiti a sufficienza!
Ci resta da chiacchierarci un po su, magari consumando una cena rustica da qualche parte qui in zona.
Ed infine tutti verso casa, per un meritato riposo!
IL PONTE TIBETANO LUNGO LA FERRATA SASS BRUSAI:
La ferrata Sass Brusai era già stata percorsa e documentata in precedenza, quando il ponte era ancora “tibetano”, a tre corde.
Ne trovate alcune foto ed una descrizione in questa pagina (Ferrata Sass Brusai 2005).