Domenica 23 agosto 2010 – Escursione al Campanile di Val Montanaia e Bivacco Perugini, partendo da Malga Pian Pagnon e Rifugio Pordenone.
Questa uscita mi ha portato pesantemente a riflettere sul fatto che, per quanto uno giri e rigiri, arriva sempre un momento in cui ci si rende conto di quante cose ci mancano ancora da vedere.
E non parlo di angoli remoti, irraggiungibili o nascosti, parlo di alcuni dei classici delle gite in montagna, mete talmente classiche che sembra impossibile non averle ancora visitate.
Si programmano uscite per toccare con piede sentieri nuovi, studiando anelli che diano la massima soddisfazione in poche ore, visitando aree ancora non calpestate… E dopo anni di elucubrazioni e ragionamenti su puntini e linee di una cartina topografica, si finisce sempre con lo scoprire che alcuni mostri sacri delle nostre montagne ci risultano ancora sconosciuti all’occhio.
Parlavo di ferie e giri in giro con una collega, nel mezzo di una usuale pausa caffè del mattino, dove ci si aspetta di sentire nominare i soliti posti, visti e forse anche già rivisti, più con l’intento di dare un supporto che non di scoprire qualcosa di inesplorato… Per scoprire invece che le semplici parole “Campanile di Val Montanaia” mi suonano tanto familiari quanto tremendamente ignote.
L’ho ammirato in numerose fotografie, filmati, racconti, ci sono passato vicino, da nord, da sud, forse anche da ovest, ma a dire il vero, pensandoci seriamente, fino a quel momento non l’avevo mai visto!
Realizzare questo concetto mi ha lasciato di sasso, ma mi ha anche confermato che sempre, sempre, sempre, c’è qualcosa da fare, da vedere, da scoprire.
La mia amica, vietnamita, pian piano sta visitando alcune delle nostre icone locali, quando ha tempo, per conto suo, senza fretta.
Dopo le Tre cime di Lavaredo, mi spiegava, era intenzionata ad arrivare alla base del famoso Campanile di Val Montanaia… Ed io, riflettendo, mi resi conto che non c’ero mai stato, fisicamente intendo, l’avevo sfiorato e comunque visto così tante volte in foto che inconsciamente l’avevo archiviato tra le cose già fatte.
Ci organizziamo rapidamente e decidiamo di andar su assieme, ai piedi di questa icona che certamente merita di essere vista.
Tra impegni e vacanze alle porte, ci si ritrova a dover approfittare di una domenica, giornata pericolosa in estate, quando le dolomiti e tutte le montagne della zona rischiano il sovraffollamento.
Ci ritroviamo a Pordenone e chiacchierando ci portiamo pian piano a Cimolais. Qui entriamo in Val Cimoliana con un piccolo contributo di 5 euro per passare con l’auto, e molto lentamente percorriamo gli ultimi chilometri all’interno del Parco delle Dolomiti Friulane, fino al parcheggio più vicino al Rifugio Pordenone.
Siamo ai piedi della Val Montanaia.
S’inizia a salire, gradualmente, su sassi, massi e ghiaione.
Il sentiero è buono, nonostante sia mutevole e se ne trovino più diramazioni. L’importante è tenere d’occhio gli ometti (i cumuli di sassi che segnano la direzione del sentiero).
Procediamo scambiandoci qualche parola, fermandosi ad ammirare piccole cascate tra i massi, qualche fiore… E naturalmente il panorama che alle nostre spalle si apre rapidamente.
Abbiamo preventivato un paio d’ore di salita, o poco più, ed ecco che dopo circa un’ora il Campanile fa capolino dietro ad una parete di roccia che lo mantiene ancora per metà nascosto.
Avanzando il Campanile sparisce di nuovo, ma noi l’abbiamo visto, e sappiamo bene che da lì non scappa!
Finalmente eccolo davanti a noi, enorme, con arrampicatori che ne percorrono le pareti, grigio nel grigio della sua cornice di montagne ma alto verso il cielo azzurro che gli fa da sfondo.
L’ultima mezzora è sicuramente la parte migliore, su di un sentiero che sempre più si contorna di verde, ma soprattutto con la vista maestosa del Campanile ormai dominante su tutto il paesaggio.
Ci siamo, siamo sul prato a nord, da dove il Campanile sembra più piccolo ma anche meno freddo, più amico.
Intorno a noi, mentre divoriamo i panini che avevamo nello zaino, vari personaggi salgono e scendono il colle ai piedi del campanile, fanno foto ricordo, smontano tende in cui hanno passato la notte, raccolgono corde ed altro materiale da arrampicata … Tutto un mondo di appassionati brulica offrendo ancora più significato alla vista impareggiabile di questa torre di roccia.
Poco più su, alle nostre spalle, altro andirivieni di camminatori ed arrampicatori dona vita al bivacco Perugini, tattico punto d’appoggio.
A panze ed occhi pieni c’incamminiamo lentamente sul sentiero da cui siamo arrivati.
C’è qualche lingua di ghiaione della giusta consistenza e ne approfitto per mostrare alla mia amica come si può scendere velocemente scivolando in equilibrio sullo sfasciume. E’ troppo divertente, varrebbe quasi la pena risalire solo per rifarlo di nuovo!
10 o 15 minuti prima del parcheggio seguiamo sulla sinistra una deviazione che ci porta, per bosco ombreggiato, dritti dritti al Rifugio Pordenone.
Qui ovviamente una bella birra ci sta tutta, mentre seduti in disparte ci gustiamo questo strano mix di gitanti della domenica, appassionati di trekking e arrampicatori… Sembrano convivere pacificamente :O)
In 5 minuti siamo di nuovo alla macchina. Partiamo ma non è ancora il momento di rientrare: ci fermiamo a malga Pian Pagnon, che avevamo già visto al mattino, forse un kilometro prima del parcheggio per il Rifugio Pordenone.
Eccola, ma non siamo soli, con noi converge verso malga Pian Pagnon anche un gruppetto di capre, più o meno in fila.
Lasciamo spazio, sono loro le padrone di casa!
Un dolce di ricotta, un caffè, qualche altra foto e adesso è veramente l’ora di rientrare!
Ottima giornata, ottimo giro ed ottima compagnia!