09 Giugno 2007 – Salita in mtb da Campon, Palughet, Malga Mezzomiglio.
Ieri e’ stato un lungo venerdi di socializzazione.
Un’uscita di massa che ha coinvolto colleghi ed ex colleghi. Uno stillicidio durato fino a tarda notte… Naturalmente ero tra gli ultimi a gettare la spugna.
Oggi il fisico si riprende lento lento dalla nottata precedente.
Come l’uomo medio italiano si merita la partita di calcio la domenica o il Gran Premio di Formula 1 o il Moto GP… Allo stesso modo anch’io ho un credito per il weekend.
Un giro in mtb che cerchero’ di sfruttare fino in fondo.
Purtroppo, oggi, lo gioco nel pomeriggio. Il mattino non accenna a darmi le forze.
Mangio poco, bevo molti liquidi, attendo le 14.00 e parto in direzione Cansiglio.
Passo la Piana del Cansiglio, dove mi fermo solo 10 minuti alla Malga Filippon per prenotare il pranzo per l’indomani.
Passo anche Pian dell’Osteria ed infine arrivo a Campon dove fra tronchi e fango trovo un angolino per parcheggiare e preparare la bici.
Oggi vado da qui, Campon, a Palughet e poi su fino a Malga Mezzomiglio. Saranno circa 7 o 8 chilometri piu o meno in salita. Rientrero’ poi per la stessa strada.
Il cielo nel frattempo si fa un po’ meno assolato. Bene, soffriro’ meno il caldo.
Prima parte piana su asfalto e poi salita media sempre su asfalto. Quasi subito avvisto un grosso capriolo e drizzo le antenne per intercettarne altri.
Procedo lento e producendo meno rumore possibile. Mi sento un po cacciatore, un po faina, assetato di avvistamenti.
Si suda parecchio, c’e’ umido e minaccia di piovere.
Procedo per un tratto a piedi, sempre su asfalto, tanto per passeggiare e prendere la cosa con calma e spensieratezza.
Intanto scarrozzo anche una grossa ape pelosa sulla borraccia. Mi si affeziona per piu’ di mezzo chilometro.
Poi Malga Mezzomiglio chiama, mancano ancora un po’ di chilometri, meglio risalire in sella e pedalare. Invito con delicatezza la grossa compagna di viaggio a scendere, che adesso tocca a me salire in bici!
Poco dopo, l’asfalto lascia lo spazio ad un buon sterrato, facile e divertente.
Intanto una leggera pioggerellina mi accarezza le spalle e la testa. Quasi rinfrancante, oltre che rinfrescante.
In giro nessuno. Fino ad ora, ho incrociato solo un altro biker che saliva silenzioso. Mi ha passato poco prima, mentre camminavo.
La luce ora si fa piu’ attenuata, il bosco un po piu cupo, ricco di felci ed alti fusti di faggio. Il tutto e’ quasi magico.
Un bivio m’invita a prendere sulla destra, verso Malga Mezzomiglio. Continuando invece sulla sinistra, per la cronaca, si va a finire sulla cosiddetta strada del Taffarel.
Sosto un attimo per decidere se il cartello posticcio dice il vero o se invece e’ fuori posto.
Una punto (credo)scende carica di gente che ad occhio e croce stava lavorando nei boschi, in zona Taffarel.
Non li fermo, preferisco decidere sula base dell’istinto e dell’esperienza maturata… Mal che va tornero’ indetro e saranno un paio di chilometri in piu da fare!
Lo sterrato si fa piu’ stretto, fangoso e sconesso… Ma niente di grave e proibitivo, anzi, si procede comunque bene.
Incrocio alcuni camminatori che provengono dalla direzione opposta. Scambiamo 4 considerazioni su quanto manca per Palughet e per Malga Mezzomiglio. Mi confermano che sono sul tracciato giusto.
Riparto e subito mi tornano utili le indicazioni ricevute: “lascia stare la sterrata che sale sulla sinistra”. Un leggero dubbio mi era in effetti sorto!
Filo lineare e rapido. Presto sono fuori dal bosco, davanti al cancello di Malga Mezzomiglio. Un sorriso deciso si affaccia sul mio viso. Ora so esattamente qualto manca, questo pezzo lo conosco molto bene!
Entro e subito passo vicino alle pecore. Piu avanti si sale vicino alla chiesetta, sul limitare del bosco, ed infine un ultimo sforzo mi porta su alla Malga.
Un po di fiatone ma mi resta aria per 4 chiacchiere con una ciclista in fase relax ed un motociclista appena appordato in Malga.
Entro, chiedo un bel panino al salame ed un buon rosso. Poi, mentro consumo il meritato cibo all’aperto, rifletto su quanto e’ cambiato questo posto.
L’avevo scoperto quasi per caso verso il 1990, piu’ o meno, … Un sacco di tempo fa! Era un posto poco noto, piccolo, molto basic. Un vero posto “pan e seame”.
L’ho riscoperto nel 2001 (circa) dopo che per anni avevo cercato di ritrovare la strada che dal Lago di Santa Croce sale fin quassu’.
Quel giorno ho assaggiato il latte appena munto mentre aiutavo a versarlo nel pentolone per il formaggio. E’ stata una giornata particolarmente semplice e per questo molto gradevole, speciale.
Uno o due anni dopo, la ristrutturazione di Malga Mezzomiglio ha allontanato la stalla e la zona di lavorazione del latte.
Oggi la Malga e’ molto piu’ grande. Somiglia molto piu’ ad un ristorantino. E’ troppo pulita e standard per rievocare i sentimenti “rustici” che una volta la caratterizzavano.
Ovvio che e’ ancora un posto molto bello. Sia l’edificio, sia la grandiosa natura che lo circonda, non possono che suscitare ammirazione. Per non parlare del vista panoramica che si gode da quassù.
Quel che pero’ si e’ persa e’ l’intimità con un posto per pochi eletti. Quel senso di casa che difficilmente si puo’ costruire con le ristrutturazioni.
Oggi, tanti salgono quassù per un buon pranzo ed una buona giornata all’aria pura, segno che il posto piace ed il cibo e’ buono e sano.
Ma io Malga Mezzomiglio l’ho conosciuta prima e quella sensazione di rifugio e di semplicita’ non riesco piu’ a percepirli come un tempo.
Un po’ di foto, uno sguardo sull’Alpago, verso il Dolada, e poi giu’! Si riparte per il bosco.
Alla fine del bosco, sfreccio in zona Palughet e con qualche altra pedalata sono nuovamente a Campon.
Sistemo la bicicletta in macchina, mi ripulisco velocemente dal fango. Esito ancora un momento prima di salire in auto.
La pioggia scende ancora, leggera, ma io quasi non me ne accorgo. Ho gli occhi pieni di verde, di nubi e di ricordi.