Venerdì 30 Settembre 2011 – In mtb sulla ciclabile Cortina-Dobbiaco.
Giorno “off” dall’ufficio, giorno di svago in solitaria!
Dove si va? … Mumble … Mumble …
Longboard, scarponi, bici … Bici!
Sgombero il portabagagli della polo, abbatto i sedili (no, non a colpi di fucile … ) e carico mtb, k-way, borraccia e… E via!
Oggi si va a dar un’occhiatina alla mitica Cortina-Dobbiaco!
Quante volte ne ho sentito parlare! Quante volte mi son detto “e tu? Tu non ci vai a vederla?”. Ecco, oggi è il giorno, il giorno della scoperta di un classico.
Mi metto in viaggio, con calma, con quel che costa la benza di questi tempi è meglio non spingere troppo sul pedale. E poi ho tutto il giorno davanti.
A ben vedere non è che abbia molta gamba da bici, quest’anno a parte qualche uscita in pianura, in primavera, non ho fatto altro.
Ma la Cortina-dobbiaco, a rigor di logica, non dev’esser sta gran faticata.
Ci passava il trenino un tempo, non può avere pendenze proibitive, anzi me la immagino caratterizzata da una prevalente pendenza lieve e continua.
Speriamo bene.
Arrivo a Cortina e seguo le indicazioni che mi portano verso nord, verso la zona di Cimabanche.
Intanto tengo gli occhi aperti, cercando minuscole indicazioni che rivelino la presenza della famosa pista ciclabile.
Niente da fare. Cortina termina e non ho avvistato ancora alcun segnale.
Ma sulla mia destra, poco più in alto rispetto alla strada, noto persone in passeggiata… Dev’esser proprio la mia pista ciclabile!
Poco dopo le ultime case scorgo un breve tratto di strada “morta” sulla destra, 3 auto in sosta, un ciclista intento ad assemblare il suo mezzo ed un palo ricco di indicazioni in legno… Ci siamo!
Parcheggio, assemblo la bicicletta, recupero il k-way (che non si sa mai) e pedalo i primi 20 metri, fino ad arrivare ai cartelli in legno.
Ottimo! Nessuno parla di ciclabile, ma tutti si riferiscono a sentieri ed aree “dolomitiche” note.
Inizio la brevissima salita in asfalto ed incrocio la passeggiata che avevo già notato. E qui finalmente una ricca segnaletica indica una serie di percorsi per bicicletta.
Sostanzialmente le scelte sono due: a destra per Cortina, San vito, Borca, Vodo, Calalzo oppure a sinistra per Dobbiaco. E noi si va a sinistra!!!
La ciclabile si fa fin da subito sterrata e come previsto sale con una lieve pendenza pressochè costante.
S’incrocia qualche rara traversa asfaltata (occhi aperti!) e poi più nulla… Strada libera per pedalare in totale relax.
Il tracciato è molto buono, il fondo compatto, la pace regna sovrana e pure il sole fa la sua bella presenza. Tutto perfetto!
Incrocio una prima Stazione, la stazione di Fiammes. Qualche foto di rito e poi avanti, senza fretta.
Siamo ai piedi del Pomagagnon e mi aspetto quindi di trovare pure una qualche indicazione per la ferrata Strobel … Ed infatti eccola, Strobel da una parte, Albergo Fiammes dall’altra, tutto quadra!
L’intenzione è di arrivare fin dove arrivo, non per forza a Dobbiaco, e questo mi lascia il tempo di fotografare, guardarmi intorno per benino e godermi al meglio la giornata di sole.
Eccomi adesso ad una galleria, illuminata da lampade che pendono dalla sommità, quasi suggestiva.
Passata la galleria s’incontra il ponte di ferro, Ponte Felizon, che credo sia visibile anche da valle, dalla strada per Ospitale e Cimabanche.
E’ poi la volta della Stazione di Ospitale, un’altra di queste vecchie stazioncine oramai in disuso. Speriamo che l’esistenza della ciclabile porti ad un loro mantenimento anche per il futuro.
Poco dopo la Stazione di Ospitale, si passa vicinissimi al Rifugio Ospitale, dove termina la Ferrata Dibona al Cristallo.
Da qui in poi si pedala in una zona incantevole. Quasi sempre si può vedere un piccolo torrente poco lontano dalla ciclabile, ed per un paio di volte il torrente si allarga in piccoli laghi poco profondi.
Uno di questi (presumo sia il Lago di Rufiedo) è caratterizato da un’acqua talmente limpida che le anatre sembrano nuotare sospese per aria. La sosta è d’obbligo!
Continuando tra lieve salita e brevi tratti piani, raggiungo ben presto Cimabanche, dove la ciclabile costeggia la strada asfaltata e dove la provincia di Belluno ci ringrazia mentre quella di Bolzano ci dà il Benvenuto.
Da Cimabanche s’inizia a scendere! Una quindicina di minuti (a spanne) in discesa pressochè continua e leggera. Non si pedala, ma il k-way qui è meglio indossarlo, essendo il tratto quasi tutto in ombra, immerso in uno splendido bosco.
Si arriva infine vicino alla località Carbonìn, dove attraversando la strada asfaltata noto che un piccolo tratto di rotaie è ancora sepolto sotto all’asfalto. Fanno quasi tenerezza, finchè non ci passa sopra un’auto e scopro che fanno pure casino! Chissà, magari gridano “tiratemi fuori da qui sotto”… O forse chiamano il trenino che oramai non vedono più da anni.
La parte successiva, tra Carbonìn ed il Lago di Landro è più pianeggiante ma il fondo è molto meno compatto. In alcuni tratti è quasi difficile pedalare e restare in sella alla bici. Qualcuno spinge la bici qualcuno resta in sella … io scelgo la sella, ma in effetti rispetto al resto del tracciato questo è un bel po’ più rognoso.
E raggiungo infine il Lago di Landro. Rallento e provo a farmelo piacere, ma non è facile. Il livello dell’acqua è basso e tutto pare tranne che un gioiellino incastonato tra le dolomiti.
Poco male, sono già in vista del Flora Alpina (così lo chiama la mia vecchia Tabacco) l’unico locale qui presso il lago.
Parcheggio la mountain bike, prendo posto ad un tavolo all’aperto, e lascio che il sole mi riscaldi la schiena.
Una ragazza mi legge gentilmente il menù del giorno, decisamente trentino o comunque molto tipico.
Decido per i Canederli in brodo, una gran birrozza e lascio che il sole mi infonda calore e torpore.
Certo, c’e’ ancora da rifare tutto all’indietro, per ritornare alla macchina, ma come si fa a non godersi un momento come questo? … il resto andrà da sè, com’è sempre andato!
Alla prossima!
Il Paletto: Un viaggio intorno al mondo che comincia, e si perpetua, come viaggio intorno a sé stessi.