27 Febbraio 2022 – Prese Deserte, Monte Farega, Monte Schiaffet, Arco del Diavolo e sentiero dell’Arco.
Giornata di sole, tempo a disposizione e voglia di faticare. Gli ingredienti ci sono tutti e la stagione sembra ancora quella giusta per evitare le zecche. Ottimo, si parte in direzione Cison di Valmarino, per affrontare le Prese Deserte e poi avanti fin dove arriviamo.
Delle Prese Deserte ho purtroppo un ricordo piuttosto negativo, per colpa mia ovviamente. Un paio di anni fa, ho approcciato il sentiero delle Prese Deserte senza ben sapere dove sarei andato a parare, in una stagione troppo calda, nell’orario sbagliato, con appena mezzo litro d’acqua e senza un cappello… insomma i preamboli c’erano tutti per una potenziale cazzata colossale. E tanto è stato. Sono arrivato ai piedi dello Schiaffet, senza più acqua, cotto dal sole, e con la testa che oramai non era più lucida… per fortuna ho avuto il buon senso di tornare piano piano sui miei passi, e poi la fortuna di incrociare un cuore d’oro che mi ha regalato un po d’acqua. Insomma me la sono cavata ma mi è rimasto un senso di ansia legato a quel percorso.
Oggi potrebbe essere il giorno del riscatto! Il caldo è molto meno torrido, un leggero vento freddo aiuta a mantenere i liquidi in corpo, ho un po di acqua in più, siamo in due (evitare di andarci da soli!) e soprattutto ho un cappello in testa. 🙂
Parcheggiamo a Cison di Valmarino, nel campo situato dietro alla chiesa. Da qui, in un paio di minuti, siamo alla sbarra che regola l’accesso a Castel Brando. Senza passare la sbarra, sulla destra, si apre la strada sterrata da dove inizia la nostra lunga salita.
Dopo un primo tratto in lieve salita, si lascia la sterrata per entrare in bosco (deviazione sulla sinistra dopo 300 metri circa). Da qui si sale tra gli alberi, prima su carrareccia e poi su sentiero seguendo il cartello “Mezza Luna e Bombarde”. Per questo sentiero o per altri, che in zona non mancano, l’importante è portarsi presso Villa Mary, una casupola di una stanza, arroccata dove hanno inizio le Prese Deserte.
Appena sopra Villa Mary il cartello vi conferma che state per iniziare il tratto delle Prese Deserte. Fate un po di avanti e indietro lungo la cresta dove si trova il suddetto cartello, vi servirà a capire che da quel momento in poi, per almeno due ore, si tratta di salire e scendere (ma soprattutto salire) su quel tipo di percorso, spesso stretto e spesso anche esposto, quanto basta da infastidire chi soffre un po di vertigini.
Una volta convinti e decisi a proseguire, armatevi di pazienza, occhi bene aperti, equilibrio, calma e voglia di scoprire paesaggi e passaggi che si alterneranno con frequenza tale da non annoiare mai. E’ un sentiero meraviglioso, che nasconde sempre qualcosa da ammirare, fotografare, attraversare e sorpassare, mai scontato, mai noioso. Bello e che riempie di soddisfazione.
Certo, dopo un po’ la fatica si inizia a sentire, le gambe si fanno un po’ di legno, ma la curiosità e la sfida vincono di sicuro. Ricordate che il sentiero non è proprio per tutti, richiede uno sforzo prolungato, se non siete abituati o se 2 ore in salita non sono proprio quel che fa per voi, consiglio di lasciar perdere o percorrerne solo un tratto.
Passata la cima del Monte Castelaz, poco lontana da Villa Mary, si procede poi verso il Crodòn de Farega, passato il quale c’è la prima via di fuga, il Troi dei Cacciatori, sulla destra, per chi si sentisse soddisfatto già così. Occhio in periodo di zecche, il Troi dei Cacciatori è zona calda.
Per chi invece prosegue, dopo il Corodòn de Farega ci si spinge ancora a nord verso il Monte Schiaffet.
Tra il Crodòn de Farega ed il Monte Schiaffet troviamo il principale dislivello in discesa di tutta la cresta, e di nuovo, per chi non se la sente di proseguire, troviamo una seconda via di uscita, lungo la Val del Diavol (Valle del Diavolo). Come il Troi dei Cacciatori, anche la Val del Diavol si apre sulla nostra destra. E come per il Troi dei Cacciatori anche per la Val del Diavol il suggerimento è di non aspettare il periodo delle zecche.
Attenzione qui, quando il sentiero si spinge ai piedi della salita per la cima del Monte Schiaffet, c’è una parte del sentiero che scende in sinistra in bosco (uno dei pochi tratti in bosco). Seguite il tracciato in discesa, non prendete la variante che tende a stare in quota, perchè va ad incrodarsi esattamente sopra alla forcelletta dove dovreste invece trovarvi. Vale la pena andare a vedere il punto in cui il sentiero termina, ma non tentate di scendere, ritornate sui vosti passi e seguite il tracciato basso nel bosco.
Se non vi siete persi e non vi siete ancora arresi, vi trovate ora ai piedi della salita alla cima del Monte Schiaffet. Fin da subito vi accorgerete che l’esposizione aumenta, la pendenza aumenta e tendenzialmente le mani escono dalle tasche per appoggiare spesso su roccia.
La salita alla cima del Monte Schiaffet è di sicuro la parte più esposta, e dovendola affrontare dopo circa 4km di cammino, gran parte in salita, valutate se siete in buona forma.
Una volta iniziata ed assaporata, vi accorgerete che è la ciliegina sulla torta, una buona salita, per nulla scontata, a completare un percorso che era già intrigante di suo.
Arrivati alla cima del Monte Schiaffet non rilassatevi subito, prima di arrivare ad incrociare il Sentiero dell’Arco ci sono ancora alcuni passaggi dove è il caso di far attenzione.
Imboccato il Sentiero dell’Arco noi siamo scesi per questo verso il Pissol, passando appunto per il famoso Arco (Arco del Diavolo?) dove abbiamo approfittato della sosta per alleggerire gli zaini da birrette e panini.
Rifocillati abbiamo completato l’anello scendendo dall’Arco per il Sentiero dell’Arco, fino ad imboccare il Sentiero del Pissol e per questo giù fino appunto al Pissol. Dal Pissol abbiamo scelto poi di passeggiare per strada asfaltata fino a Cison di Valmarino, un po di relax per sciogliere i muscoli.
Eventualmente per chi non vuole toccare asfalto, dal Pissol si può rientrare a Cison di Valmarino per sentiero, passando per San Gaetano su un lato della valle o per il bosco delle Penne Mozze sull’altro lato della valle. I sentieri non mancano e nemmeno le varianti. 🙂
L’anello nel suo insieme non è proprio semplice, a parte alcuni passaggi più esposti, è in generale sempre su zone poco battute ed esposte. La durata è un altro punto da non sottovalutare, le forze e la lucidità tendono a calare. Niente di impossibile, ma non ci manderei il primo che passa.
Bene, anche questa uscita è andata, e come vi dicevo, per me aveva una valenza psicologica molto forte. Quindi sono molto soddisfatto!
Buoni giri!
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