Sabato 3 Marzo 2012 – Escursione in salita da Mezzomonte (470 metri slm) a Col delle Palse (1375 metri slm), in Cansiglio.
Passano i giorni ma mi ritrovo ancora immerso in un periodo semi-cupo.
Uno di quei momenti che prima o poi, per un motivo o per un altro, ci troviamo a fronteggiare un po tutti.
Piccole preoccupazioni e dubbi di vario genere si attorcigliano attorno al nostro vivere quotidiano, fino a formare una grossa massa compatta che gradualmente toglie il respiro.
Alla fine ci si trova a dover reagire, soprattutto se il tempo non scorre abbastanza veloce ed il groppo non si dissolve per conto suo.
Nel mio caso, scelgo anche per oggi di spingere con le gambe e bruciare quante più energie possibile.
Un po di sana fatica e di isolamento che mi costringa a focalizzarmi su qualcosa di molto chiaro e semplice, evitando che la mente vaghi inutilmente altrove.
Mezzomonte. Ecco la risposta odierna ai miei bisogni.
Da Mezzomonte (470 metri circa) si può salire lungo le pendici del Cansiglio, fino a Col delle Palse (1375 metri circa) dove s’incontra la sterrata che dal Cansiglio porta verso Piancavallo.
Si tratta di una strada chiusa al traffico, in gran parte asfaltata, che sale in modo continuo, con pendenze mai proibitive.
Una di quelle strade dove ci si può metter a testa bassa e procedere come muli, concentrati solo su fiato, risorse e tempi, concedendosi pochissime brevi pause e ben poche distrazioni, se non il panorama ovviamente!
Inizio parcheggiando l’auto in piazzetta a Mezzomonte e marcando subito visita alla piccola, ma mitica, Osteria Al Nuvolone.
Incrocio un amico in mtb indeciso se salire con me o scendere, ha già molta strada nelle gambe e vorrebbe provare anche una discesa alternativa.
Ci prendiamo un rosso (le mie riserve a breve termine) e facciamo 4 chiacchiere.
Bene, si parte.
Raggiungo il cimitero ed inizio a salire, la strada inizia proprio a fianco al cimitero.
Dritto, costante, preciso.
Dopo un po carburo alla grande, il fiato è giusto, non sento la fatica e salgo, salgo, salgo inesorabile.
Sorpasso una famigliola.
Un po di tira e molla con un paio di ciclisti, poi non li vedo più, li passo alla loro terza pausa e me li lascio alle spalle definitivamente.
Salgo per così tanto tempo e senza pause che ad un certo punto non ho più la percezione del tempo, vedo solo che ad ogni tornante la pianura si fa meno nitida e più lontana.
Arrivo a pensare di essere l’unico in giro così in alto. I ciclisti si sono sicuramente fermati per invertire la rotta, la famigliola a piedi non si vede più fin dai primi tornanti…
Poi la neve fa la sua comparsa. Non soffice, non gradevole, ma dura come il marmo e insidiosa come ghiaccio vivo, relegata presso alcuni tornanti perennemente in ombra.
Se scivolo e mi capita qualcosa, ne ho da scendere per un bel po e qui in giro non c’e’ nessuno.
Primo ed unico pensiero grigio della giornata. E dura pure poco.
Dopo un paio di minuti sento nel mezzo dei miei respiri un vociare lontano.
E’ una sorta di risveglio. Non sono solo.
E non sono nemmeno così lontano dal resto del mondo.
Ma più di tutto non sto facendo niente di particolarmente speciale, visto che il vociare si rivela poco dopo provenire da una coppia di signore sportive in tuta e scarpe da ginnastica.
Ok, ritorno a dare una dimensione più normale alla mia uscita.
Si certo, sto facendo una fatica bestia, non mi sono mai fermato, ho mangiato un panino camminando, senza fermare le gambe, ma questo non vuol dire che stia andando su Marte.
Le due simpatiche signore, con almeno dieci anni più di me, stanno già scendendo, significa che hanno già fatto molto più di me, ma procedono con una disarmante naturalezza, chiacchierando come fossero in piazza.
L’asfalto lascia spazio allo sterrato e piano piano la strada si porta verso l’interno, allontanandomi dalla vista della pedemontana sottostante.
La pendenza è ancora buona ma tutto lascia ormai intuire che la salita è quasi terminata.
Poco dopo la stradina termina e si getta sulla dorsale che dalla zona dalle malghe (Col dei S’cios e Candaglia, tanto per capirci) porta verso Piancavallo.
Finalmente mi fermo.
Appoggio lo zaino al segnavia e mi metto in centro strada, esposto al sole, a braccia aperte.
Mangio qualcosa, lì in piedi, guardandomi attorno e godendo del sole caldo.
Arriva un tizio dalla zona di Piancavallo, lo scorgo quando è ancora lontano,mi preparo per un saluto e due chiacchiere, mi sembra il minimo, siamo praticamente solo noi due fin dove l’occhio arriva.
Saluta a malapena e non accenna nemmeno a rallentare. Ci resto malissimo.
Salgo quassù anche per incontrare persone di buon cuore, aperte a punti di vista diversi, con un minimo di condivisione per gli stessi interessi, per questi panorami, per questa meravigliosa natura.
Non ha nemmeno rallentato. Giuro che non mi era mai successo. Ci resto veramente male, triste.
Lo immagino alle prese con qualche stupido record, con un allenamento, con qualcosa di agonistico ed insulso… ma giuro che non riesco a crederci.
Camminare per ore su due tracciati diversi, congiungersi nel punto d’incontro, da soli, quasi allo stesso momento, sembra che il caso abbia messo queste due formiche sulle traiettorie giuste al momento giusto… e a momenti non ci salutiamo nemmeno. MAH! La gente sa essere veramente triste.
Bene, altre due foto e scendo.
O perlomeno inizio a scendere… ce ne vorrà un bel po per tornare a Mezzomonte.
Certo è discesa e, passate le placche gelate, la strada è super sicura e facile, ma comunque c’e’ un bel po da camminare.
Me ne rendo conto verso metà. Inizio a sentire qualche dolore all’anca, poi il dolore va verso la parte posteriore e si piazza all’altezza della cintura.
Batte e ribatte inesorabile, ad ogni passo. Mi sento sempre più contratto e dolorante, altro che discesa in scioltezza.
Finisco col fare una pausa, in discesa, quasi a pagare il conto delle mancate pause in salita.
Mi sdraio sull’asfalto e spero che questo mi faccia un po rilassare la zona contratta. Niente da fare.
Prima di raffreddarmi troppo riparto e cerco di non sforzare troppo.
Assisto ai tentativi di salita di qualche gruppetto di ciclisti. Mi par tardi, sta iniziando a far freddo, non credo andranno molto lontano.
Arrivo giù che quasi zoppico, il fastidio è sempre più pungente. Ho tirato troppo in salita. Pirla!
L’infiammazione o quel che è (nervo sciatico?) la ricorderò per diversi mesi.
Anche oggi la tappa finale in osteria salta, ho bisogno di una doccia super bollente!