Sabato 2 e Domenica 3 Luglio 2011 – Escursione e pernotto a Casera Ditta, con successiva camminata verso Forcella Camp .
Casera Ditta, sempre invitante, così vicina e pur così lontana, così fuori dai soliti schemi quotidiani.
Il riugio Casera Ditta, per chi non lo sapesse, sorge in Val Mesaz (o Val Mesàth) sul territorio del comune di Erto-Casso, provincia di Pordenone.
Dopo alcune visite negli anni passati, questa volta decido di andar a salutare Adriano (il padrone di casa) e provare anche a fermarmi per la notte.
Diciamo che, latente ma neanche troppo, c’e’ l’idea di far un po di festa con un amico che da poco ha varcato la soglia degli “anta”.
Programmiamo quindi, preventivamente, di fermarci lì a riposare e “smaltire” gli eventuali eccessi.
Ci troviamo al pomeriggio e con discreta calma ci portiamo su, presso la diga del Vajont, dove ci facciamo subito una birretta dal paninaro del parcheggio.
Proseguiamo poi sulla strada della frana e cerchiamo parcheggio poco oltre l’attacco del sentiero (località Pineda).
Bene, si parte!
Zaini in spalla, sacchi a pelo idem, calma e relax, abbiamo tutto il tempo.
Con Adriano siamo d’accordo di cenare intorno alle 19.30 e quindi abbiamo tutto il tempo che serve.
Qualche chiacchiera, qualche foto, la sterrata sale ma non è mai troppo pretenziosa (segnavia 905, Altavia numero 6).
Al termine della sterrata ha inizio il sentiero Africa, che ormai da qualche tempo ha sostituito il precedente, divenuto troppo pericoloso ed instabile.
Tutto in discesa, il sentiero Africa ci porta giù verso il torrente Mesaz.
Non incrociamo nessuno per tre quarti della camminata.
Solo verso la fine del sentiero Africa incontriamo un pugno di visitatori che, oramai a tardo pomeriggio, si apprestano a rientrare.
E siamo finalmente in vista di Casera Ditta!
Dall’ultimo tratto di sentiero, prima di scendere verso il torrente Mesaz e risalire poi brevemente il versante opposto, il rifugio è ben visibile ed ispira pure una certa simpatia!
Passiamo il Mesaz ed in breve siamo seduti all’esterno di Casera Ditta, già intenti a scolare una birra fresca ciascuno.
Prendiamo visione della zona notte, sistemiamo zaini e sacchi a pelo e siamo pronti per un’abbondante cena, ben annaffiata da vino rosso e qualche assaggio di grappa finale.
Non abbiamo esagera troppo e non abbiamo fatto gran casino, in fondo siamo solo in due, e solitamente non abbiamo bisogno di far tanto baccano per passare una piacevole serata.
L’indomani, con calma, facciamo colazione e ci facciamo consigliare dal padrone di casa (di casera) una via di rientro alternativa.
Si tratta di salire alle spalle di casera Ditta (più o meno in zona Bus de Lazzeris) lungo un sentiero che ci dovrebbe condurre fino a forcella Camp (1504 metri), e poi da lì scendere sul versante opposto, verso un piccolo capitello, da dove una mulattiera ci dovrebbe infine accompagnare più a valle, verso Pineda, verso l’automobile.
Unico problema sembra essere una frana (o valanga) non ancora “sistemata” che trascinando giù qualche albero ha un po modificato un tratto del sentiero e parzialmente nascosto alcuni dei segni da seguire.
Adriano c’indottrina per bene, ma così a mente vuota, senza una cartina alla mano facciamo fatica a piazzare tutti i suggerimenti nei posti giusti.
Poco importa, partiamo e speriamo di arrivare dove “ci par di aver capito”.
La salita ci risulta un po pesante, ma il sentiero è comunque sempre abbastanza visibile e tirando il fiato tiriamo anche avanti.
Dopo una mezzora (o poco più) la frana fa capolino e qui i suggerimenti dovrebbero automaticamente riaffiorare, legandosi da soli all’ambiente ed ai dettagli che ci si parano davanti agli occhi.
Niente.
Vuoto semi-totale.
Alcune delle cose che vediamo ci spingono a prendere una serie di decisioni che dopo un’ora e mezza ci porteranno a rinunciare.
Non siamo mica rimasti li seduti, abbiamo seguito alcuni segni (vecchi purtroppo), tentato di aggirare una paretina rocciosa (ovviamente quella sbagliata), e ci siamo incamminati su di una traccia di sentiero che ben presto si è rivelata più una traccia che un sentiero.
Prati scoscesi, erba alta, nessun segno di passaggi recenti, poca visibilità delle aree circostanti.
Un insieme di elementi che ad un tratto ci hanno suggerito caldamente di tornare sui nostri passi, prima di farci male.
Al rientro in casera Ditta, dopo un lauto e meritato pranzo, Adriano ci ha spiegato che la traccia erroneamente seguita era un vecchio sentiero di cacciatori, oggi in disuso, e che continuando avremmo comunque trovato una via di uscita.
Noi abbiamo fatto un cenno di assenso con la testa, ma mai nessuno mi convincerà che da li ne sarei uscito in giornata, specie senza cartina e senza nemmeno una traccia di passaggio su erba alta più di mezzo metro.
Saremmo potuti finire ovunque e anche da nessuna parte!
Comunque sia andata a finire, è stata comunque una camminata interessante, specie quando ho capito che era un vecchio sentiero di cacciatori … non mi stanno particolarmente simpatici, ma se è li che si andavano a piazzare per sparare, beh, un minimo di rispetto glielo devo, visto che noi faticavamo a camminare eretti per quanto erano pendenti i prati.
Un paio di chiacchiere finali e poi i saluti … “Alla prossima!” .. si ma la prossima volta il giretto lo faccio verso forcella Bassa o verso forcella della Meda! :O)
Sebbene a panza piena, il rientro sul solito sentiero Africa ci è sembrato particolarmente “easy”, rispetto al tentativo della mattina! :O)
Come promesso, alla prossima visita, forcella Bassa (con possibile anello di rientro) oppure forcella della Meda.
Buoni giri a tutti!