Sentiero Zanin 1031 e Landro de San Vidilio

Sabato 21 Gennaio 2012 – Escursione lungo Sentiero Zanin (segnavia 1031) e ricerca del Landro de San Vidilio

Sabato mattina, giorno di esplorazione.

Stamattina mi sono alzato con la voglia di provare un sentiero nuovo ma senza andar troppo lontano.

Un giro in pedemontana sarà di sicura ispirazione, e se così non è, avrò almeno un gran numero di sentieri già noti fra cui scegliere.

Decido per la Valsana, in particolare la zona del Passo di San Boldo (Sant Ubaldo), poco lontano dai laghi di Revine (TV).

Qui se non trovo niente di nuovo, alla meno peggio posso salire al passo ed andarmene per esempio al Bivacco ai Loff.

Prendo un caffè a Tovena e intanto penso ai due versanti della valle, per ricordare se c’e’ qualche sentiero ancora da vedere.

Niente. Non mi viene l’idea, la scintilla che a volte mi serve a svoltare la mattinata.

Pazienza, salgo in auto e mi muovo verso i 18 tornanti che portano a San Boldo. Lassù qualcosa da fare lo trovo di certo.

Mi lascio alle spalle il sentiero che sale sulla destra, nei pressi della fontana; lo conosco già e per oggi preferisco proseguire verso il primo tornante.

Eccolo!

Una tabella in legno segnala il Sentiero Zanin che sale sulla sinistra, in prossimità di un piccolo capitello, poco prima del primo tornante.

Mai visto prima… eppure dev’essere qui da anni.

Incredibile! Non l’avevo mai notato! Credo di averlo scambiato sempre per una variante più a nord del precedente sentiero della fontana.

Parcheggio e mi preparo a salire per un’oretta, o poco più.

Non ho nemmeno idea di dove conduca, quindi metto a preventivo una rapida esplorazione, senza per forza arrivare fino alla fine.

Dal prato si passa presto al bosco, ma in inverno i cespugli e gli alberi nudi lasciano spaziare l’occhio senza creare barriere.

Si sta in bosco, ma la parola “fitto” è di certo l’ultima a venire in mente.

Lungo una mulattiera bordata da muro a secco, ripida ma ben messa, si raggiunge presto una chiesa abbandonata … la chiesetta di San Vigilio, fin troppo abbandonata.

Il panorama sulla vallata di Tovena inizia intanto a farsi interessante, si sale piuttosto rapidi sul sentiero Zanin.

Passata la chiesa la mulattiera diviene sentiero e la pendenza si fa ancora più importante.

Muretti a secco, che sembrano piccole trincee, costellano una parte del ripido pendio.

Mi fermo a curiosare, ma ne ricavo ben poco. Magari sono piccoli ricoveri per animali … non lo so!

Continuo su una salita sempre più decisa e finalmente il sentiero Zanin spiana.

Pochi passi e avvisto una sorta di ingresso in legno, una porta su uno steccato, con tanto di bandiera al vento.

Mi avvicino perplesso, non capisco se sono finito fuori sentiero e se sto per entrare in proprietà privata. Non è una cosa che mi piace fare, specie se il sentiero passa altrove.

Una baita meravigliosa. Dopo aver fatto dietro-front e aver verificato che il sentiero è quello, procedo e mi ritrovo sul piccolo cortile di una bellissima piccola baita.

Lo steccato, il tavolo nel cortile, le bandiere, la baita, gli attrezzi appesi su tutta la facciata… perfino il cortile di terra sono tenuti così bene che ci si aspetta di veder arrivare da un momento all’altro i sette nani lungo il sentiero.

Mi fermo per una ventina di minuti ad ammirare il panorama, seduto al tavolo, nel piccolo cortile.

Ad occhio e croce in estate si vede molto meno, quando il fogliame fa da barriera, ma adesso è tutto li sotto, a portata di “occhio”: strade, prati, case… anche i rumori quotidiani di Tovena si arrampicano fin quassù, quasi senza fatica.

Dopo la pausa, doverosa, controllo la parte seguente del sentiero, per capire se continuare o ritornarci una prossima volta.

Una piccola fonte, quasi affianco alla baita, e subito dopo un piccolo bivio. Qui tutto si gioca nel giro di pochi metri, sembra un universo in miniatura.

Lascio il sentiero principale per dopo e subito inizio a salire seguendo un piccolo cartello che indica “Landro de San Vidilio”. Son curioso, immagino sia una grotta o qualcosa del genere, e immagino pure sia poco lontano dal bivio.

Salgo, prima con calma e poi sempre più con fatica.

Più il sentiero sale, più la piccola gola si stringe e diviene verticale.

Nella speranza di tovare qualche altro segno o indicazione, continuo a testa bassa, ma lentamente perdo la speranza.

Alla fine mi muovo su tracce poco chiare, ma esco all’aperto e raggiungo una sorta di piccola cima erbosa.

Il panorama è decisamente buono e la luce consente di osservare in modo nitido anche la strada del passo, un serpente sinuoso che lento si muove sotto di me.

Paradossalmente le tracce sono ora più nitide, e invece che scendere vien quasi voglia di continuare, tanto più che il landro non si è ancora visto.

Indeciso, provo ad infilarmi su una traccia che procede lungo un pendio sempre più verticale… non ispira grande fiducia e poco dopo termina su un punto in ombra, freddo e piuttosto verticale… nessuna traccia di grotte o anfratti … lasciamo stare meglio ritornare al sole!

Provo la seconda traccia, molto più evidente e presto raggiungo una vecchia mulattiera abbandonata che sale veloce in costa.

Noto qualche segno ogni tanto e qualche ometto di pietra, ma non sono sicuro di essere sul sentiero Zanin, sembra più un tracciato abbandonato.

Salgo fino al limite del bosco (arbusti) e noto sul pendio che dà verso il passo, alcuni segni gialli su piante giovani.

Qui la logica della morfologia suggerisce di cercare più sulla sinistra, ma io non sono qui per salire fin su al passo (dove presumo arrivi il sentiero Zanin) sono piuttosto in esplorazione.

Quei segni gialli sul versante che guarda alla valle mi incuriosiscono.

E’ difficile immaginare che possano portare da qualche parte ma in effetti sono lì davanti a me e sono un invito troppo chiaro a curiosare un po di più.

E’ una traccia leggera, appena visibile e si muove pericolosamente in costa.

Ne seguo una prima parte, su un pendio che a momenti si fa fin troppo verticale.

Pare non migliorare molto e la traccia è debole, sebbene i segni gialli continuino a far capolino ogni 10 o 20 metri.

Aggrappato a ciuffi di erba per non scivolare a valle, mi rendo conto che forse non è il posto più indicato per passeggiare da soli.

Trovo un punto un po meno esigente e ne approfitto per sostare un attimo a studiare quel che mi si para davanti.

La traccia si nota per pochi metri e poi sembra comparire nuovamente molto più avanti, vicino ad uno sperone.

Non mi sento molto tranquillo, se qui va storto qualcosa non mi trova nessuno per giorni.

Mi porto avanti di qualche altro metro, scruto di nuovo i prati scoscesi che ho davanti ma non serve, la traccia si vede solo quando ci stai camminando sopra, è quasi impossibile intuire che giro prenda 20 o 30 metri dopo.

Ci penso su di nuovo e decido di girarmi e tornare sui miei passi, prima di trovarmi troppo nei casini.

Scopro poi (dopo esser rientrato a casa) che forse è una vecchia traccia di cacciatori… ci metto un forse, perché non so se son riuscito a spiegare al mio interlocutore dove ero andato a parare.

Rientro per dove sono salito, sperando di trovare il landro che mi dev’esser sfuggito prima salendo.

Niente da fare. A parte il cartello al bivio, niente altro parla del Landro de San Vidilio.

Mah… resto coi miei dubbi e resto pure con la voglia di provare l’altra traccia quella che dal bivio procedeva verso sinistra.

Sarà per la prossima volta, non c’e’ fretta!

Alla fine l’ora pianificata si è trasformata in 2 ore abbondanti… per oggi può bastare!

L’esplorazione ha portato i suoi buoni frutti, volendo posso ritornare non una ma almeno due o tre volte ancora: per capire di più sul sentiero Zanin ma anche sul Landro e forse pure su quei benedetti segni gialli.

Adesso è il momento di un panino ed una buona birretta.

In centro a Tovena ho visto un bel pub … arrivo!!!

Il grande cartello lungo la strada per Passo San Boldo: l'inizio del sentiero Zanin.
Il grande cartello lungo la strada per Passo San Boldo: l’inizio del sentiero Zanin.
Il Capitello di Santa Ottilia, prima dell'inizio dei tornanti.
Il Capitello di Santa Ottilia, prima dell’inizio dei tornanti.
Il segnavia CAI 1031, Sentiero Zanin, posto su un fianco del Capitello di Santa Ottilia.
Il segnavia CAI 1031, Sentiero Zanin, posto su un fianco del Capitello di Santa Ottilia.
Dopo aver sfiorato la base del secondo tornante, il sentiero Zanin conduce dal prato al bosco.
Dopo aver sfiorato la base del secondo tornante, il sentiero Zanin conduce dal prato al bosco.
Eccola, dopo alcuni minuti si raggiunge la chiesetta di San Vigilio, abbandonata. Fin troppo abbandonata, purtroppo.
Eccola, dopo alcuni minuti si raggiunge la chiesetta di San Vigilio, abbandonata. Fin troppo abbandonata, purtroppo.
Dietro la chiesetta il sentiero Zanin inizia a salire più ripido.
Dietro la chiesetta il sentiero Zanin inizia a salire più ripido.
Si sale. Sentiero Zanin è un sentiero che alterna spesso salite a forti salite. Pochi i tratti tranquilli.
Si sale. Sentiero Zanin è un sentiero che alterna spesso salite a forti salite. Pochi i tratti tranquilli.
Ed eccoci alla piccola Baita che precede il bivio.
Ed eccoci alla piccola Baita che precede il bivio.
Una cura ed un rispetto che poche volte si incontrano.
Una cura ed un rispetto che poche volte si incontrano.
Al bivio dopo la baita scelgo di seguire il cartello "Landro di San Vidilio".
Al bivio dopo la baita scelgo di seguire il cartello “Landro di San Vidilio”.
Mi diletto con qualche macro, cercando di riprendere fiato!
Mi diletto con qualche macro, cercando di riprendere fiato!
Dopo una ripida salita su tracce, mi ritrovo su di una sommità erbosa. Ottimo panorama!
Dopo una ripida salita su tracce, mi ritrovo su di una sommità erbosa. Ottimo panorama!
Continuo a salire seguendo un po di traccia ed alcuni ometti di pietra.
Continuo a salire seguendo un po di traccia ed alcuni ometti di pietra.
A fine salita mi perdo a seguire alcuni segni gialli su arbusti... Non fatelo, il pendio è ripido e pericoloso, tracce leggere e rischio ad ogni passo.
A fine salita mi perdo a seguire alcuni segni gialli su arbusti… Non fatelo, il pendio è ripido e pericoloso, tracce leggere e rischio ad ogni passo.

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