30 Settembre 2007 – In camminata sulla diga del Vajont e le gallerie dell’Enel, sui percorsi della Memoria.
( siamo stati su alla diga del Vajont anche in occasione dei Percorsi della Memoria 2008, clicca qui )
Oggi varchiamo soglie generalmente chiuse, interdette al pubblico.
Oggi entriamo dove solitamente ci viene vietato.
Oggi, e non un altro giorno.
Oggi perché è oggi che si tiene la marcia “I Percorsi della Memoria” fra Longarone, la diga del Vajont ed ancora oltre, verso Erto e Casso.
Giornata da non perdere, piuttosto rara. Un giorno all’anno.
Seconda edizione di una Marcia che lo scorso anno ha registrato circa 1500 iscritti.
Quest’anno, quest’oggi, si preannuncia un numero ancor più elevato: oltre 2000 partecipanti!
La marcia “I Percorsi della Memoria” ci consentirà di entrare nelle gallerie dell’Enel, normalmente chiuse, di vedere la diga da vicino come non mai, di osservare il torrente Vajont da un punto di vista raro.
Ci darà anche modo di osservare da vicino un’opera imponente, che nel suo oggi tragico simbolismo dimostra comunque grande ingegno costruttivo ed impegno di realizzazione. Una diga che a suo tempo è stata un record, prima ancora che un simbolo di tragedia e rabbia.
Il triste ricordo, la rabbia latente per l’errata gestione, per la sventatezza di chi ha trasformato un’opera simile in uno strumento di morte, ci accompagnano sempre quando da turisti ci avviciniamo a questi luoghi. Oggi ci accompagneranno come non mai.
Il ritrovo a Longarone inizia dai parcheggi della Fiera, dove molti corrono avanti ed indietro per riscaldare i muscoli, dove altri preparano qualche strato in più da indossare, visto il freddo che stamattina si sente in modo deciso.
Arrivo prima dell’amico a cui ho dato appuntamento.
Provo un paio di scarpe, poi un altro.
Scelgo il vestiario minimo per affrontare il freddo e l’umidità che prevedo d’incontrare nella stretta gola del Vajont.
Ok. Pronto!
Carico sulle spalle lo zaino con un po d’acqua, giusto per essere al sicuro anche da eventuale sole tardivo.
Affronteremo la marcia camminando, lasciando andare gli altri avanti per non intralciarne la corsa.
Vogliamo viverla come un’escursione in luoghi abitualmente proibiti, come un tour fotografico, come un’esplorazione di zone solitamente interdette.
Nessuna competizione ne fretta, solo la voglia di approfittare di quest’occasionale apertura di percorsi “proibiti”.
Salgo verso il centro di Longarone, la piazza di fronte alla chiesa monumentale, e mi sistemo ordinatamente in coda assieme a molti altri.
Attendo più di mezzora per iscrivermi alla marcia e ricevere il numero che mi consentirà di accedere alle gallerie ed a tutti i percorsi consentiti ai soli partecipanti.
Aspetto l’arrivo in piazza dell’amico ed intanto iscrivo anche lui.
La marcia inizia.
Lentamente i partecipanti lasciano la piazza incamminandosi verso un’unica direzione.
Attendo ancora l’amico ed intanto ritiro le magliette omaggio.
Gli ultimi partecipanti, lentamente, camminando, iniziano il loro percorso.
Siamo iscritti ai 17 km. Il percorso di 10 km era troppo breve e quello di 25 km un po’ troppo lungo. Abbiamo quindi scelto i 17 km rinunciando al passaggio per Erto.
Attendo ancora l’amico, e per ingannare il tempo prendo un caffè.
Osservo la partenza. Oramai solo pochi ritardatari s’incamminano sotto l’arco di partenza.
Alla fine le iscrizioni hanno superato i 2000, come previsto … O almeno questo è quel che si vociferava mentre attendevo in coda di iscrivermi.
Un ultimo podista, in pantaloncini e maglietta, sudato, di corsa, passa e chiede dove si parte. Lo fissiamo con un sorriso e lo informiamo che la corsa è iniziata circa da mezzora… Un leggero lampo nei suoi occhi, poi parte di corsa.
Finalmente l’amico si fa vivo in piazza. E finalmente anche noi due si parte!
Ultimi, veramente ultimi!
Camminiamo rapidi e ci portiamo sul lato opposto della valle, dove finalmente possiamo iniziare a sbirciare dentro la valle del Vajont. Iniziamo con le prime foto.
Poco dopo, a Dogna, s’inizia a salire.
Saliamo su sterrata e lentamente sorpassiamo gli ultimi partecipanti. Camminatori, coppiette, mamme con passeggini, nonne, zie, cani, nelle retrovie si vede un po’ di tutto.
Molti partono un po allo sbaraglio confidando nella promessa che alla diga troveranno un bus navetta che li riporterà a Longarone in caso di problemi o sfinimento.
Siamo su un fianco della valle del Vajont, quasi su una sorta di strada in cengia. Le foto si susseguono.
A breve iniziamo a percorrere le gallerie Enel normalmente chiuse.
A mano a mano che procediamo le pareti della valle si fanno più strette e verticali.
Sul lato opposto i segni delle gallerie della vecchia strada che portava ad Erto, la strada che percorreremo tra qualche decina di minuti.
Due imponenti scarichi d’acqua ed una lunga fila di partecipanti fanno da cornice alla diga ed al grande tubo orizzontale che attraversa la valle di fronte alla diga.
E’ una vista mozzafiato, fatta di grandi strutture artificiali incastonate in una valle stretta, angusta e poco accogliente.
Qualcuno ci fa notare dove sorgeva un vecchio ponte di cui ci sono oramai pochissime tracce.
Visitiamo anche una stanza ricavata nella roccia, che credo fosse stata destinata inizialmente a piccola centrale.
Un’ultima galleria e siamo a ponte tubo, il ponte che attraversa la valle di fronte alla diga, sotto al grande tubo sospeso.
All’ingresso di ponte tubo un cartellone informativo descrive l’intero sistema di gallerie e condotte che corredano la diga.
L’attraversamento di ponte tubo è un momento magico. Siamo di fronte alla diga, sospesi nel vuoto ed infinitamente piccoli rispetto alla muraglia che ci si para davanti.
Passato il ponte, sul lato opposto della stretta valle, il percorso è per qualche centinaio di metri totalmente in galleria.
La sensazione è strana, la luce scarseggia. Un soggetto claustrofobico non avrebbe vita facile nel percorrere questo tratto!
Teminate le gallerie siamo alla luce del sole, su strada asfaltata. Un piccolo ristoro ci accoglie, il secondo dopo quello posizionato a Dogna, quasi all’inizio del tragitto.
Saliamo ora per bosco, su di un ripido sentiero, mentre il percorso dei 10 km scende verso Longarone.
La dura salita ci porta sull’odierna strada che sale alla diga. Ancora gallerie, questa volta aperte al traffico, sebbene per l’occasione le auto passino solo in senso alternato.
Poi saliamo sul bordo superiore della diga e l’attraversiamo. Mi attendevo un’emozione maggiore, ma comunque è qualcosa che vale la pena provare.
Scattiamo alcune foto dei lievi danni alla diga e soprattutto alcune foto da sopra la diga. La passerella sembra nuova e sicura, potrebbero anche averla preparata per aprire il passaggio al pubblico, vedremo nei prossimi tempi.
Dopo l’attraversamento della diga, saliamo per sentiero su quella che è la grande frana.
A breve siamo sulla parte più alta di quest’ultima, di fronte alla lunga parete da dove la frana stessa si è staccata.
Non si può non fermarsi a riflettere.
Approfittiamo nuovamente del ristoro qui preparato e proseguiamo scendendo verso la strada principale, che attraversiamo per salire fino ad un piccolo bar in legno.
Breve pausa al bar per un caffè.
Sul retro del bar inizia un nuovo tratto su sentiero. Il ripido tracciato sale per bosco e prato fino al piccolo abitato di Casso.
Nella parte finale si gode di una grandiosa vista sulla zona, e soprattutto sulla parete della frana.
Poco dopo, un ulteriore piccolo ristoro ci da il benvenuto a Casso. Siamo sul punto più altro del tracciato di 17 km ed al ristoro fa finalmente la sua prima apparizione anche il vino rosso! Gran bella mossa! Ovviamente ne approfittiamo subito!
Attraversiamo Casso ed iniziamo a scendere. Da qui si può ammirare molto bene la diga dall’alto.
Il sentiero scende a Codissago, passando presso la chiesetta di Sant’Antonio. Chiesetta che decisamente avrebbe bisogno di essere risistemata.
Discesa un po “in coda”, a causa del fondo scivoloso che obbliga i partecipanti a rallentare notevolmente.
Da Codissago, dove un punto di ristoro ci offre un secondo bicchiere divino, il tracciato è oramai in piano.
Passiamo su Ponte Malcom e da qui ci avviciniamo alla conclusione della camminata, all’interno dello stadio di Longarone, poco prima della Fiera.
Giro dello stadio, passaggio del traguardo, foto ufficiale, misurazione del tempo (astronomico!) e consegna del buono per l’ingresso alla Expo Dolomiti.
La marcia è conclusa, e con essa la nostra esplorazione odierna.
L’ingresso alla Expo Dolomiti è anche il nostro biglietto per il pranzo. Un padiglione è stato infatti adattato a grande cucina per tutti i partecipanti.
Quattro chiacchiere davanti ad un buon bis di primi e poi via verso casa.
Purtroppo non resta il tempo per visitare la Fiera ma ci ripromettiamo di ritornarci un altr’anno, anche per verificare alcune buone offerte che abbiamo avuto modo di scorgere.
E’ tutto.
Segnatevi la data, per ora l’accesso ad una buona parte di questo tracciato è concessa solo una volta all’anno, in occasione della marcia “I Percorsi della Memoria”.
Approfittatene!
ALTRI LINK DEL PALETTO (sezione TREKKING):
Vajont: i Percorsi della Memoria 2008