17 ottobre 2009 – Escursione autunnale verso Casera Ditta in Val Mesaz.
Oggi torniamo a Casera Ditta, dove già siamo passati quest’inverno, con le ciaspe.
Ci torniamo in tre soltanto, quest’oggi, ed il terzo di noi vede la casera per la prima volta.
Mi piace venire a Casera ditta, di tanto in tanto, è un posto dove si perde la dimensione quotidiana e si entra nella sfera del sapersi adattare, del rifugio come dovrebbe essere, come forse era un tempo.
Il terzo di noi è il gestore del Rifugio Chiampizzulòn. Siamo andati a trovarlo quest’estate e chiacchierando è uscito il nome di Casera Ditta, dove avevamo incrociato una vecchia conoscenza comune.
Alla chiusura della stagione l’amico si è fatto sentire e abbiamo organizzato quest’uscita, come ci si era proposti durante l’estate.
Appuntamento alla diga del Vajont, un saluto e 4 parole di bentrovati e subito risaliamo in macchina per guadagnare la strada che passa oggi sui resti della famigerata frana del Monte Toc.
Al primo parcheggio lascio la mia auto e procediamo sul fuoristrada dell’amico gestore. Meglio arrivare all’attacco del sentiero con una sola automobile, c’è sempre poco parcheggio.
Il grosso fuoristrada fa la sua porca figura, spartano ma massiccio, e con la scritta “Rifugio Chiampizzulon” appiccicata intorno… Si lo so è una cazzata, ma la cosa mi gasa comunque.
Parcheggiamo. Zaini in spalla e via!
La sterrata ben battuta sale ed entra presto in area boscosa, anche se non molto fitta… mi perdo un po nei miei pensieri e di tanto in tanto mi concedo brevi pause per far foto.
Non so bene cos’è, ma la sensazione che ricevo da questo tracciato è sempre molto pacata, quasi assopita … è come girare dietro casa e perdersi in una siepe, un boschetto… qualcosa di familiare ma non completamente conosciuto…
E poi mi risveglio. C’è un tratto da dove si ha una buona panoramica sulla stretta vale che stiamo risalendo, un punto in cui la strada è una grande cengia, stretta tra una parete ed un precipizio. Ecco, lì mi riprendo, ogni volta. In quel punto c’è qualcosa che mi fa ritornare “presente”, nuovamente attento al percorso che sto camminando… come se di colpo non fosse più tempo di rimuginare ma finalmente fosse il momento di guardarsi intorno e ritrovare la dimensione vera del posto in cui si è.
Procediamo tra pensieri e chiacchiere fino al punto in cui si dovrebbe lasciare la sterrata per un sentiero che da sinistra si stacca e ci porta nel fitto del bosco. “Dovrebbe” … perché in effetti oggi il sentiero è chiuso, c’è un cartello di divieto d’accesso che segnala la pericolosità del tracciato.
Chiuso. Quest’inverno era aperto ed ora invece è chiuso… mah! Chissà da che parte ci faranno passare…
Continuiamo a salire lungo la sterrata ed ogni tanto do un’occhiata verso il basso. Stiamo sorpassando la zona franosa tenendoci più sopra, mentre lì sotto scorre quel che era il vecchio sentiero oramai chiuso. Teorie ed ipotesi, ma decisamente non vediamo cosa sia successo laggiù, semplicemente non si riesce a vedere fino a dove passa il vecchio tracciato.
Finalmente la sterrata si allarga in una sorta di parcheggio. Il gestore di Casera Ditta o qualche suo amico, probabilmente parcheggiano qui, mi viene da pensare…
Ed ecco come scenderemo verso Casera Ditta, c’è un nuovo sentiero, “Sentiero Africa”!
Il nuovo sentiero è fresco di quest’estate. Realizzato con la collaborazione di alcuni amici africani. Il segnale che indica la via da seguire riporta anche il ringraziamento “ufficiale” nei confronti dei 4 realizzatori.
Scendiamo, abbastanza agevolmente, senza grossi problemi di tracciato. Certamente qualche mese di camminate renderà il sentiero più identificabile, a colpo d’occhio, ma già da ora non ci si perde, e pian piano arriviamo ad incrociare il vecchio sentiero oramai chiuso.
Gli diamo un’occhiata al volo e vediamo come già il primo ponticello sia in pessime condizioni. Probabilmente la clemenza della zona franosa è venuta meno e qualcuno ha pensato giustamente di creare un’alternativa più sicura e durevole.
Procediamo scendendo su quel che è il sentiero usuale, fino al ponticello che ci fa passare sull’altro lato della valle.
Siamo oramai vicinissimi a Casera Ditta.
All’arrivo scambiamo 4 chiacchiere con il gestore. Ci accomodiamo per il pranzo, che qui è sempre ottimo.
Da quanto riusciamo a capire la nostra vecchia conoscenza comune non bazzica più la Casera. Poco male, ci facciamo una gran chiacchierata con il gestore, tipo particolare, sicuramente una persona estremamente interessante da conoscere.
Ci godiamo un inizio pomeriggio lì in casera e poi con calma decidiamo di rientrare.
Un ultimo saluto al gestore ed al suo amico/aiutante. Un arrivederci direi, visto che qui conto di tornare nuovamente, magari in mtb, come già mi ero ripromesso qualche mese fa.
Anche oggi una giornata più che piacevole.
Aggiungerei anche che fare la conoscenza del gestore ha dato una punta di sale non indifferente alla nostra escursione.
A presto!